Il divorzio è breve
IN ITALIA, PER OGNI MILLE MATRIMONI CI SONO 311 SEPARAZIONI E 174 DIVORZI
Il divorzio è uno di quei temi civili che ha storicamente diviso il nostro Paese. Introdotto nel 1970, è stato oggetto di referendum dopo soli quattro anni. Al termine della consultazione popolare, circa il 60% dei votanti confermò la legge. Come altre questioni che riguardano la famiglia, il divorzio rimane comunque un argomento sensibile per gli italiani, tanto è vero che nel corso degli anni più volte si è parlato di rime ere mano in maniera consistente ai tempi per lo scioglimento del vincolo matrimoniale, ma solo ora il Parlamento ha varato la cosiddetta legge sul “divorzio breve”.
Procedura più veloce
Sostanzialmente, la nuova legge, che si applica anche i procedimenti a ttualmente in corso, riduce i tempi per proporre la domanda di divorzio e per la cessazione del regime di comunione dei beni tra i coniugi. Vediamo le novità nello specifi co, tenendo conto che valgono sia nel caso di una coppia senza fi gli sia nel caso di famiglia con prole. >Si riduce drasticamente il cosiddetto periodo di ripensamento: tra il momento della separazione e quello della richiesta di divorzio devono passare sei mesi se la separazione è consensuale e dodici mesi se il divorzio viene chiesto solo da uno dei coniugi (tecnicamente si parla di separazione “giudiziale”). Originariamente, la legge del 1970 prevedeva un periodo di ripensamento di cinque anni in caso di separazione consensuale (addiri ura se e se non c’era accordo tra le parti), rido o a tre anni dal 1987.
La separazione inizia ufficialmente dal momento in cui i coniugi compaiono davanti al presidente del tribunale: da quel giorno inizia il conteggio ai fini della richiesta di divorzio. >Lo scioglimento della comunione dei beni tra i coniugi scatta nel momento in cui c’è l’autorizzazione del presidente del
Tribunale. In precedenza, invece, per la fine del regime di comunione bisognava a endere la sentenza ufficiale di separazione o il cosiddetto provvedimento di omologa.
Spese ravvicinate
Le novità legislative non hanno conseguenze dirette sull’importo delle cifre da sborsare quando una coppia “scoppia”. I costi rimangono elevati: in più, però, il fa o che si siano accorciati i tempi tra separazione e richiesta di divorzio implica che gli esborsi si susseguano in tempi più brevi. Tradotto in soldoni: tra le spese per le carte bollate e quelle per l’assistenza dell’avvocato, la separazione costa circa da 1.600 a 3.200 euro se la procedura è consensuale, e di circa 9.000 euro se giudiziale. Le stesse cifre devono essere sborsate durante il divorzio vero e proprio. In pratica, quindi, se i coniugi rompono di comune accordo il matrimonio, nel giro di sei mesi devono spendere da circa 3.000 a oltre 6.000 euro.
Quando ci si dice addio Secondo i dati Istat, dal 1995 a oggi, in Italia è notevolmente diminuito il numero dei matrimoni mentre, al contrario, sono aumentate separazioni e divorzi. Il dato più recente, riferito al 2012, conta, per ogni mille matrimoni, 311 separazioni e 174 divorzi. In media, i matrimoni che finiscono male durano circa 16 anni, anche se questo periodo si sta accorciando durante gli ultimi anni. L’età media al momento della separazione e di circa 47 anni per i mariti e 44 per le mogli. Un’altra curiosità: le separazioni tra coppie con titolo di studio più elevato sono più frequenti e in gran parte dei casi eff e uate con rito consensuale; per i coniugi con un livello più basso di istruzione, invece, la maggior parte le separazioni avviene tramite procedura giudiziale.
Si riducono a sei mesi (dodici se la decisione non è consensuale) i tempi tra la separazione e la richiesta di scioglimento del matrimonio.