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Tempi divorzio in Europa 2015

Quali sono i tempi per ottenere il divorzio in Europa? A confronto Italia, Germania, Francia, Spagna e Inghilterra


Ecco a confronto alcuni Paesi europei rispetto alla lunghezza dei tempi per ottenere il divorzio. Il dato italiano si riferisce al periodo precedente l’introduzione della legge che ne ha ridotto la tempistica.



Italia: 676 giorni


•Dopo 6 mesi dalla separazione consensuale
•Dopo 12 mesi dalla separazione, se quest’ultima non è consensuale

Francia: 636 giorni


•Separazione e divorzio vengono solitamente sanciti nello stesso momento
•Esistono procedure diverse a seconda dei motivi di divorzio
•Nella procedura consensuale il giudice può pronunciare la sentenza di divorzio durante l’unica udienza
•Il divorzio “per alterazione del legame coniugale” può essere chiesto dopo due anni di separazione aff ettiva e materiale

Germania: 321 giorni


•Il divorzio scatta dopo circa un anno dalla separazione (se consensuale) o dopo tre anni (se non è consensuale) 

Spagna: 283 giorni


•I coniugi possono scegliere tra separazione e divorzio
•Se consensuale, il divorzio può essere ottenuto dopo 3 mesi dalla richiesta; se non è consensuale, i tempi si allungano.

Regno Unito: 180 giorni


•Il divorzio non può essere chiesto durante il primo anno di matrimonio
•Se consensuale, scatta dopo due anni dalla separazione; se non è consensuale, dopo cinque anni 

Come funziona il divorzio breve

Il divorzio è breve


IN ITALIA, PER OGNI MILLE MATRIMONI CI SONO 311 SEPARAZIONI E 174 DIVORZI

Il divorzio è uno di quei temi civili che ha storicamente diviso il nostro Paese. Introdotto nel 1970, è stato oggetto di referendum dopo soli quattro anni. Al termine della consultazione popolare, circa il 60% dei votanti confermò la legge. Come altre questioni che riguardano la famiglia, il divorzio rimane comunque un argomento sensibile per gli italiani, tanto è vero che nel corso degli anni  più volte si è parlato di rime ere mano in maniera consistente ai tempi per lo scioglimento del vincolo matrimoniale, ma solo ora il  Parlamento ha varato la cosiddetta legge sul “divorzio breve”.



Procedura più veloce


Sostanzialmente, la nuova legge, che si applica anche i procedimenti a ttualmente in corso, riduce i tempi per proporre la domanda di divorzio e per la cessazione del regime di comunione dei beni tra i coniugi. Vediamo le novità nello specifi co, tenendo conto che valgono sia nel caso di una coppia senza fi gli sia nel caso di famiglia con prole. >Si riduce drasticamente il cosiddetto periodo di ripensamento: tra il momento della separazione e quello della richiesta di divorzio devono passare sei mesi se la separazione è consensuale e dodici mesi se il divorzio viene chiesto solo da uno dei coniugi (tecnicamente si parla di separazione “giudiziale”). Originariamente, la legge del 1970 prevedeva un periodo di ripensamento di cinque anni in caso di separazione consensuale (addiri ura se e se non c’era accordo tra le parti), rido o a tre anni dal 1987.

La separazione inizia ufficialmente dal momento in cui i coniugi compaiono davanti al presidente del tribunale: da quel giorno inizia il conteggio ai fini della richiesta di divorzio. >Lo scioglimento della comunione dei beni tra i coniugi scatta nel momento in cui c’è l’autorizzazione del presidente del 

Tribunale. In precedenza, invece, per la fine del regime di comunione bisognava a endere la sentenza ufficiale di separazione o il cosiddetto provvedimento di omologa.

Spese ravvicinate


Le novità legislative non hanno conseguenze dirette sull’importo delle cifre da sborsare quando una coppia “scoppia”. I costi rimangono elevati: in più, però, il fa o che si siano accorciati i tempi tra separazione e richiesta di divorzio implica che gli esborsi si susseguano in tempi più brevi. Tradotto in soldoni: tra le spese per le carte bollate e quelle per l’assistenza dell’avvocato, la separazione costa circa da 1.600 a 3.200 euro se la procedura è consensuale, e di circa 9.000 euro se giudiziale. Le stesse cifre devono essere sborsate durante il divorzio vero e proprio. In pratica, quindi, se i coniugi rompono di comune accordo il matrimonio, nel giro di sei mesi devono spendere da circa 3.000 a oltre 6.000 euro. 

Quando ci si dice addio Secondo i dati Istat, dal 1995 a oggi, in Italia è notevolmente diminuito il numero dei matrimoni mentre, al contrario, sono aumentate separazioni e divorzi. Il dato più recente, riferito al 2012, conta, per ogni mille matrimoni, 311 separazioni e 174 divorzi. In media, i matrimoni che finiscono male durano circa 16 anni, anche se questo periodo si sta accorciando durante gli ultimi anni. L’età media al momento della separazione e di circa 47 anni per i mariti e 44 per le mogli. Un’altra curiosità: le separazioni tra coppie con titolo di studio più elevato sono più frequenti e in gran parte dei casi eff e uate con rito consensuale; per i coniugi con un livello più basso di istruzione, invece, la maggior parte le separazioni avviene tramite procedura giudiziale.  

Si riducono a sei mesi (dodici se la decisione non è consensuale) i tempi tra la separazione e la richiesta di scioglimento del matrimonio.

Che cos'è la partita IVA?

Che cos'è la partita IVA? 

Tutti coloro che intraprendono una propria attività di lavoro indipendente per mettersi in regola devono per forza richiedere la partita IVA. Ovviamente chi è arrivato a questo articolo lo saprà già e si chiede che cos'è la partita IVA e cosa comporta.

Cos’è la Partita IVA?

Per rispondere alla domanda "che cos'è la partita IVA" andiamo prima a descrivere cos'è formalmente e poi vediamo di spiegare perchè bisogna aprirla.
La partita IVA è un codice formato da 11 numeri di cui i primi 7 servono per identificare in maniera univoca il contribuente, che può essere una persona fisica oppure una società; i successivi 3 identificano l'ufficio dell'Agenzia delle Entrate ed infine l'ultima cifra ha carattere di controllo.

Come aprire una partita IVA?

Per aprire una partita IVA bisogna recarsi personalmente presso l'ufficio dell'Agenzia delle Entrate e richiedere i relativi moduli che si distinguono in due tipi:

- Modello AA9/7 
- Modello AA7/7 


Il primo è il modello per le ditte individuali, mentre il secondo è per le società. Potete scaricarne uno usando i link di sopra con le relative istruzioni alla compilazione.

Un'altra strada per aprire una partita IVA è quella di recarsi presso il commercialista di fiducia e chiedere direttamente a lui. Ovviamente in questo caso dovrete pagare per la funziona richiesta, anche se spesso capita che per l'apertura della partita IVA non vi chiedono nulla o comunque poco, sperando di acquisire un nuovo cliente.

Come scegliere regime fiscale più adatto all'apertura della Partita IVA

Quando richiedete una partita IVA, dovrete scegliere il regime fiscale più adatto alle vostre esigenze e soprattutto ai vostri "guadagni" annui. Per approfondimenti su questo argomenti ci ritorneremo con una guida apposita.
Tra i regimi fiscali vi sono ad esempio quello minimo (agevolato per le nuove attività) oppure quello ordinario che a sua volta ha caratteristiche diverse che sostanzialmente dipendono dal reddito annuo.

Iscrizione all'Inail - E' obbligatoria quando apro la partita IVA?

Dopo che vi siete aperti la partita IVA, dovete anche iscriversi alla INAIL, ed anche su questo ci ritorneremo con una guida completa.

Chi ha l'obbligo di aprire una partita IVA?

Tutti coloro che sono iscritti ad un albo professionale come gli avvocati e i commercialisti hanno l'obbligo di richiedere la partita IVA per poter esercitare la loro professione. Mentre coloro che hanno un'attività, se il guadagno annuo non supera i 5000€ possono svolgerlo come "lavoro occasionale" non soggetto a tasse e senza l'obbligo di aprire la partita IVA. Chi invece supera tale soglia, deve valutare di aprire una partita IVA per mettersi in regola e pagare tasse e contributi.

A presto per approfondimenti sulla partita IVA.